LA VIELLA DI NICOSIA

LA VIELLA DI NICOSIA

Nel 2012 iniziai a studiare la possibilità di ricostruire una Viella - un antenato medievale del nostro Violino - basandomi su iconografia siciliana. Ricordavo di aver notato alcune raffigurazioni di strumenti musicali durante una visita alla cattedrale di Nicosia (EN), così, anche approfittando del desiderio di due registi acesi, Daniele Greco e Mauro Maugeri, di girare un documentario sulla mia attività di liutaio, mi recai con loro sul luogo, dove potemmo verificare che i miei ricordi erano esatti. Sul capitello del primo pilastrino sul lato sinistro del portale centrale della cattedrale dedicata a S.Nicola si vedono scolpiti due musici. Uno di essi, acefalo e molto rovinato, imbraccia una Citola, strumento a corde pizzicate simile a una piccola chitarra, di cui si intuisce ormai solo un vago contorno, e l’altro, alla sua sinistra, pure acefalo, suona una Viella ancora perfettamente visibile. I miei due ottimi amici, entusiasti quanto me per la scoperta, decisero di incoraggiarmi e di aiutarmi a continuare le mie ricerche documentandole con fotografie e video professionali. Proseguimmo così alla volta di Messina e di Palermo, dove potemmo raccogliere altre testimonianze sulle Vielle: due sculture nelle rispettive cattedrali delle due città e un dipinto sul soffitto ligneo del palazzo dello Steri. Mentre i registi iniziavano a confezionare un vero e proprio documentario con le riprese effettuate, che vide la luce l’anno successivo col titolo di “SUONI D’OC”, io mi diedi da fare per iniziare lo studio e la ricostruzione della mia Viella.

Iniziai ad esaminare attentamente tutte le testimonianze trovate: tre del periodo compreso fra 1350 e 1380 e una, quella di Messina, del secolo successivo. Alla fine mi resi conto che la testimonianza più attendibile era proprio la prima da cui ero partito, ossia la piccola scultura della Cattedrale di Nicosia. Vi si vedono perfettamente raffigurati tutti gli elementi decisivi: il contorno “a otto” della cassa, i fori di risonanza, la cordiera, il ponticello, il manico e le corde. Unica pecca, la mancanza del cavigliere, andato distrutto nel tempo. Decisi che per questo particolare sarei ricorso al modello visibile nelle pitture dello Steri, coeve al portico di Nicosia, anche se la Viella colà raffigurata era ovale e non “a otto”. Superato questo scoglio dovetti stabilire le dimensioni da dare allo strumento e ricorsi al solito calcolo delle proporzioni tra esso e il corpo del suonatore. Arrivai a definire un oggetto del tutto simile a un Violino attuale per lunghezza e per diapason, ma con la cassa un po’ più larga e profonda. A questo punto bisognava scegliere il legno, anzi i legni e mi decisi per una bella tavola di Abete bianco spessa 4 cm. da cui intagliare il blocco Manico/Tavola armonica/Fasce laterali e una tavoletta da 1 cm. di Cipresso per il fondo. Qui urge una sosta per spiegare una particolarità che contraddistingue l’arte liutaria medievale da quella attuale. Nel Medioevo si usava scolpire lo strumento da un unico pezzo di legno quasi per intero. Negli strumenti a fondo curvo si usava scavare in un unico blocco la cassa e il manico, aggiungendo poi la tavola armonica. Negli strumenti a fondo piatto o lievemente incurvato si poteva procedere anche al contrario, scavando in un solo pezzo manico e tavola armonica e applicando poi il fondo. Entrambi i procedimenti sono accertati in sede storica, ma su tipi diversi di strumenti. Io propendo per applicare il secondo procedimento ogniqualvolta sia possibile e anche questa Viella è stata fatta così. Diversamente, nella liuteria classica e moderna, il Violino viene assemblato incollando le varie parti lavorate separatamente: tavola e fondo scavati, manico con cavigliere e riccio, fasce piegate a caldo ciascuna in tre pezzi giuntati con rinforzi interni in Abete. Così dopo un po’ di giorni di intenso lavoro ottenni la mia ricostruzione della “Viella di Nicosia”, non ancora verniciata ma pronta per comparire nelle ultime scene del documentario. Montai le corde in budello: doppio cantino, altre due corde a distanza di quinta e ottava dalla prima e infine una corda fuori dalla tastiera come si vede chiaramente nella scultura. Questo particolare è interessante: la corda esterna serviva per accompagnare l’esecuzione con un pizzicato o, suonata con l’arco, fungeva da bordone, visto che, per il suo spessore, difficilmente poteva essere tastata. Altra particolarità: lo strumento è sprovvisto di “anima”, quel cilindretto di legno che, in tutti gli strumenti ad arco dal 1500 ad oggi collega internamente la tavola col fondo, raddoppiando quasi l’intensità delle vibrazioni, poiché per i secoli del medioevo non è in alcun modo documentata. Il suono dunque risulta più diffuso e smorzato, adattissimo per accompagnare il canto, cosa molto apprezzata all’epoca dai Trovatori. Lo strumento era pronto ma senza vernice appariva rustico e non finito, però il suono era già bello. Nel corso del Duecento e del Trecento la verniciatura e la colorazione dei legni in liuteria non erano ancora pratiche affermate, spesso una mano di olio di mandorle veniva considerata sufficiente. Mi incoraggiai a suonare la Viella per la scena finale del documentario e così si concluse la prima parte del lavoro. L’anno seguente il film partecipò a diverse rassegne e ricevette un riconoscimento europeo in Slovenia. Io portai lo strumento in Francia al festival TROBAREA di musica medievale a Grasse (Nizza) e alle Journées de musiques anciennes di Venves, Parigi, dove lo strumento fu apprezzato e si dimostrò all’altezza dei suoi simili d’oltralpe, anzi brillò per il suo suono vivace e limpido. A un certo punto mi decisi a dare alla Viella una colorazione noce scuro e tre mani di gommalacca a spirito, con cui oggi si mostra al pubblico. Abbiamo avuto la gioia di presentare il documentario a Nicosia in una riunione pubblica presso il Municipio e ho suonato con la Viella alcuni brani tratti dal Laudario di Cortona proprio sotto la scultura del portale in un momento pieno di emozione e di suggestione. Oggi il nostro strumento si può vedere e ascoltare presso la Casa della Musica e della Liuteria di Randazzo, (www.secolibui.com) aperta tutti i giorni dalle 11 alle 17. Per prenotare le visite tel.349 4001357. Contatti: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it..

Oppure direttamente guarda il VIDEO:

https://www.youtube.com/watch?v=j-0hmHv9loQ&t=2s

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Vielle ovale de Graville

Vielle ovale de Graville

Reconstitution d’une vièle ovale d’après une sculpture du 12ème siècle de l’Abbaye de Graville au Havre, Normandie.

La sculpture :
La petite sculpture (30x35x20cm) en pierre blanche, abîmée à gauche, a été retrouvée, après la guerre, dans les ruines de la tour centrale. On ne connaît pas sa position initiale et on pense qu'elle est de la fin du 11ème siècle.Toute la composition et même l'instrument sont inspirés par la forme ovale.La figure entière est inscrite dans un ovale, la tête, les yeux, la bouche ovale, l'instrument a une caisse ovale, l'une des ouïes est une demi-lune et l'autre a une forme presque ovale.La figure est très bien modelée, les traits fins, gracieux, on dirait qu'elle a quelque chose de féminin et de lunaire.
La reconstitution de l'instrument
Les bois :J'ai choisi deux qualités de bois qu'on pourrait aisément retrouver en Normandie au11ème siècle: sapin et hêtre.Sapin (très vieux et avec des taches pour rappeler la surface de la lune) pour le corps de l'instrument: table d'harmonie, éclisses, manche et chevilles. Hêtre pour le fond.
Un instrument creux :
Puisque les instruments au Moyen Âge n'avaient pas d'âme, la résonnance est premièrement due à la table d'harmonie, le fond ayant pour fonction de refléter le son.J'ai donc creusé l'instrument dans du sapin à partir de la table d'harmonie car c’est la partie la plus importante de la vièle, d’une épaisseur d’environ trois millimètres, sans aucun barrage.Le manche est creusé dans la même planche, même s’il est un peu plus haut que la table.Les flancs son concaves. Le fond en hêtre est creusé, arrondi à l'intérieur comme à l'extérieur, l'épaisseur est d’à peu près trois millimètres.
Les ouïes :
Dans la sculpture, on voit que les deux ouïes ne sont pas symétriques, l’une en forme de demi-lune, l'autre presque rectangulaire, creusée plus bas sur l'autre moitié de la table. On pourrait penser que l'auteur a voulu faire ce perçage bizarre pour une raison de perspective, mais j'ai pensé qu'il a reproduit un instrument réel, fait de cette façon.Y-a-t-il d’autres exemples de cette asymétrie sur les vièles médiévales ? NON.Mais il y a d'autres instruments de musique avec des perçages asymétriques, certaines harpes, des psaltérions et des monocordes.
Quelle pourrait être la motivation de cette asymétrie ?Donner au musicien une ouïe (plus petite) plus proche de son oreille ou, proposition presque hérétique, pour placer une âme au-dessous du chevalet ...Après réflexion, j'ai décidé de faire les deux ouïes exactement comme elles sont représentées sur la sculpture.
La touche, le cheviller, le cordier :
La touche est un petit morceau de buis de 2mm d'épaisseur, collé sur le manche.Le cheviller est hexagonal, comme dans les vièles de Boscherville. Le cordier est en buis.
Le vernis :
Je n’ai employé aucun vernis. On sait qu’à l'époque il n'y avait pas de gomme-laque, aussi, pour protéger le bois, j'ai employé de l'huile d'amande pure.
Les cordes :
Les cordes sont en boyau de mouton. J'ai choisi de faire un accord complexe avec deux chœurs et un bourdon. Les chœurs sont accordés à l'unisson ou en quintes.


a '- d''d''- a''a''

a' - a'/e'' - d''/a''


 

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